SEM TERRA Por- Jô Dallera com Sandra Bandeira Nolli
È dalla fine dell’ottocento, che i nativi che abitano l’Amazzonia sono oggetto di un lento ma continuo etnocidio. Intere tribù sono state sterminate con il fuoco, l’arsenico, le pallottole, e dall’indifferenza dell’ONU e delle nazioni tutte, che ancora non si sono rese conto, che possiamo vivere senza il carbone o il petrolio, ma che nessun essere vivente può continuare ad esistere senza l’ossigeno o l’acqua. La foresta amazzonica occupa una superficie di 5,5 milioni di chilometri quadrati, per la maggior parte in Brasile. Un’estensione ben più vasta della non piccola India. Gli alberi della foresta amazzonica assorbono ben 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica ogni anno e producono il 20 per cento dell’ossigeno a disposizione della popolazione mondiale. A molti nativi non mancherà l’ossigeno, sono mancati loro, per usare un eufemismo, al ritmo di due etnie all’anno abitano la terra dei fantasmi. L’eco delle loro urla si unisce al grido della foresta ferita a morte e dei milioni di alberi innocenti sacrificati sul dorato altare dei profitti. Decimati i CINTA LARGA tra il 1920 e il 1960, infettati col vaiolo e sterilizzati i PATAXO, distrutti con l’alcool i MAXACALI, massacrati e mutilati i TICUNA, perseguitati gli AWA, ridotti a pochi individui i PARANA dalle invasioni dei coloni, dai costruttori di strade, e dalle epidemie. Schiavizzati gli ORO UIM, rinchiusi nelle riserve i combattivi BOROROS e i XAVANTES, per anni in lotta con i rancheros e i loro sicari. Quasi annientati i WAIAPI, dai minatori, dai disboscatori e soprattutto dai missionari della “New tribes mission”. Scrive il giornalista Nando Minnella di Survival International a proposito della “New tribes mission”: “Questa setta inquietante, fondata in California nel 1941, è un vero “castigo di Dio”, ha migliaia di missionari sparsi in 15 paesi, in contatto con decine di tribù per imporre vere e proprie conversioni coatte. La “New tribes mission” si è spartita il Sudamerica con una missione rivale, la “Summer institute of linguistic2 con cui condivide il “commercio di Dio”, i metodi coercitivi, il terrorismo psicologico e l’instaurazione con l’indio di un rapporto di dipendenza anche materiale con il missionario. Oltre a praticare lo spionaggio scientifico, dando notizie e fiancheggiando le ricerche delle “Corporations” in zone indigene ricche di minerali preziosi, queste sette, che nulla hanno a che vedere con il Cristianesimo, plagiano “diaconi” nativi per continuare l’opera di proselitismo etnocida. Dopo aver derubato di tutto i nativi, si applicano ad impossessarsi dell’ultima e più intima cosa a loro rimasta. La loro antica e profonda spiritualità. Commenta con amara ironia l’antropologo brasiliano Darcy Ribeiro: “Gli indios hanno affrontato cani, catene, winchester, mitragliatrici, napalm, arsenico, abiti infettati dal vaiolo, certificati falsi, sfratti, deportazioni, autostrade, steccati, incendi, mandrie, decreti legge, e … addirittura la negazione dei fatti. Il movimento dei SEM TERRA nasce e si sviluppa in Brasile negli anni ’80, in una nazione dove il due per cento della popolazione possiede l’ottanta per cento della ricchezza nazionale e l’uno per cento dei proprietari possiede il cinquanta per cento di tutte le terre brasiliane disponibili.Fortunatamente negli ultimi anni i SEM TERRA hanno occupato duemila haciendas, collocato oltre trecentocinquantamila famiglie e recuperato più di sette milioni di ettari di terra. Purtroppo la deforestazione e il feroce sfruttamento del polmone della terra continua a ritmo serrato. Il neo presidente del Brasile, probabilmente ostaggio delle forti lobby del commercio di soia e legname e dell’allevamento intensivo di bestiame pare incapace di arginare il fenomeno, a meno che non ne sia complice. Stiamo seminando un velenoso vento, raccoglieremo delle furiose tempeste. Non che i predecessori del presidente Bolsonaro si siano comportati meglio per quanto riguarda la tutela delle comunità indigene. La diga di Belo Monte costruita sul fiume Xingu, nello stato del Parà, ha messo in gravi difficoltà le comunità indigene, privandole del loro sostentamento, della loro terra, della loro acqua costringendole all’abbandono dei loro secolari territori. La costruzione della diga, la quarta più imponente del mondo, ha richiesto l’abbattimento di circa 180 chilometri quadrati di foresta protetta(sic). Questa monumentale opera, voluta e progettata durante la dittatura di destra, seduta al governo dal 1964 al 1985 non è stata compiutamente realizzata da loro, ma dall’ex presidente Lula. A testimonianza, che né destra né sinistra hanno avuto a cuore il destino dell’Amazzonia e delle sue innumerevoli etnie. Per non parlare dei danni causati dalla costruzione dell’autostrada Transamazzonica. Vi lascio con una poesia scritta 5 anni fa, poesia scritta in omaggio a Chico Mendes uno dei tanti martiri morti in difesa del polmone della Terra.
Autor: Giuseppe Jô Dallera
SEM TERRA
Senza terra,
senza acqua,
senza casa,
senza diritti,
senza farmaci,
senza libertà,
senza libri,
senza scuola,
senza maestri.
Senza Dio,
che se c’è, non parla,
che se c’è, non sente,
che se c’è, non vede,
cosa succede in Brasile.
Por-poeta italiano Jô Dallera participa da Conexão Itália Brasil com Sandra Bandeira Nolli